
“Lo vedi, se guardi ovunque, che hai lasciato quel dolore scavarti dentro. La sua anima sembrava divorarti dall’interno, così non saresti né esplosa né implosa, così saresti finita e basta. Il tuo corpo sarebbe stato salvaguardato, l’evidenza protetta: maschera in volto, schiena dritta. Non te ne sei neanche accorta, e le hai amate così tanto, quelle labbra, così tanto tutta lei, così tanto, così nulla, così niente. Morta come un nessuno davanti tutto quello che era stata. Tu, tutto quello che era stata. Tu, tutto tranne la motivazione per rimanere, tutto tranne il resto. Piangi e ti viene da vomitare e da urlare, è ritornata la sensazione di quel bacio e lei che forse quel bacio te l’ha restituito poco prima di morire, lei che sembrava aver capito tutto e continuava e non smetteva, lei non smetteva mai.
Adesso ti sei fermata e ti ricordi che sei brutta quando piangi, mangi lacrime e la saliva cola. Hai smesso di ingoiare, di respirare, di parlare. Abbassi il sedile e cominci a ridere, come una pazza, lacrime, saliva e risate, piangi e ridi, ridi, Sophia, ma che avrai da ridere?” L’arte di essere nessuno

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