Il titolo non serve

Credo di essere diventata disabile quando lo sono diventata per l’inps. Poi lo sono diventata un po’ di più quando ho iniziato ad avere bisogno del braccio di qualcuno per mantenere l’equilibrio, un altro po’ quando ho comprato un bellissimo bastone da passeggio nero e pieno di fiori. Lo sono diventata un altro po’ quando sono state fatte modifiche alla macchina così da poter essere guidata da me e da mia sorella. La penultima tacca è stata la sedia a rotelle, l’ultima il non poter più guidare…

Ad ogni tacca aggiunta sentivo perdersi il contatto tra me e il mondo fisico, la materia. Avete idea di quante cose le vostre mani tocchino? Su quanti pavimenti diversi poggiate i piedi? Vi ricordate l’ultima volta che avete camminato e ballato sull’erba umida? Io sì. Avete idea di quanti corpi il vostro corpo sfiora? Di quanto il rapporto fra voi e gli altri sia assolutamente fisico? Di quanto il supportare abbia a che fare con qualcosa di fisico?

Io sì, l’ho imparato quando ho iniziato a dover chiedere di essere messa su un fianco e che il mio braccio destro venisse poggiato sul fianco della persona accanto a me per poterla abbracciare. Quando abbracciare la persona che amavo perché io volevo o lei voleva ha implicato chiedere di creare il movimento e di dimenticare l’improvvisazione. Quando le azioni da poter compiere da sola si sono ridotte drasticamente e sono rimaste le parole ed il pensiero… quando ad un certo punto ho pensato che beh dai è vero, esattamente il mio aiuto in cosa potrebbe mai consistere? Il mio amore in cosa è consistito e in cosa consiste? Il mio dolore sembra più consistente del mio amore e non è giusto perché che se ne fa qualcuno di un amore che non può esprimersi attraverso la materia? Quanto dovrei essere “pazzescah” e quanto dovrebbe essere “pazzescah” l’altra persona per superare questo gap? E soprattutto di che cazzo parliamo: io sono indubbiamente pazzescah, lo ero già prima della 104. Ma le mie parole superano la materia? Le mie parole sono materia?

È un pensiero che ritorna spesso in questo ultimo periodo e in due momenti diversi due mie amiche mi hanno detto: ti prendi cura… Poi l’altra sera Ragazzino (un’altra mia amica che vive fuori Sicilia) mi ha chiesto perché le avessi nascosto un mio momento di malessere negandole la possibilità di prendersi cura di me visto che io mi prendo sempre cura di lei. Non ho detto niente, ho dato una spiegazione al mio atteggiamento ma non l’ho ringraziata, non ho ringraziato nessuno di loro tre e avrei dovuto perchè mi hanno detto che mi prendo cura e io non me ne sono accorta, oppure l’ho dimenticato.

Ho pensato che sono proprio una stupida e sarò una stupida ogni volta che penserò che tutte quelle tacche mi hanno trasformata in qualcuno con più parole che altro e quindi in un qualcuno che non può amare abbastanza e a sufficienza perché difetta di materia.

2 risposte a “Il titolo non serve”

Lascia un commento