Ciao parole,

Vi scrivo perché vi scrivo spesso e se non lo faccio vi penso, vi urlo, vi sussurro, vi odio anche mentre vi amo. Anche quando non siete mie ma di qualcun altro che vi usa con delicatezza, freddezza, intelligenza, senza pesarvi perché non vedendovi crede che non abbiate peso.

Non che io sia sempre brava ad utilizzarvi, oppure adeguata ma anche voi siete cambiate con me. Per un po’ non vi ho più voluto, perché all’improvviso scrivervi non è stato più come prima, all’improvviso le mie mani hanno smesso di essere adatte ad una penna, poi alla tastiera di un pc o forse è stato il contrario ed io rifiutavo l’idea di crearvi in un modo diverso. Un modo che non seguisse la mia velocità di pensiero. Però ho pensato che foste andate via anche voi, che vi foste portate via una grande fetta di me, forse i 3/4 di me. Ci sono voluti anni perché io riuscissi a trovarvi, che ricordassi dove vi avessi lasciato. A volte, dove vi foste nascoste. Avete così tanti nascondigli: sotto foto, tra le rughe, sotto e sopra un letto, tra i capelli, tra i denti, nella gola, negli occhi, negli abbracci e negli abbandoni. Tra il sangue.

Non so, poi però vi ho ritrovato, vi ho dato la forma che era migliore per le mie mani e anche per i miei occhi, per la mia immobilità. Così siete diventate tutti gli addii che ho dovuto dire a parti del mio corpo, ad azioni della mia vita e poi ne avete preso il posto e siete diventate il mio corpo, il mio modo di provare rabbia, dolore, amore, tanto amore.

Vi chiedo scusa perché a volte dovrei proteggervi ma non riesco a lasciare andare il peggio di quello che di voi possono farci sostituendovi con il meglio di quello che di voi io posso farci.

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