Rassegnazione e Rassicurazione

Diceva che io ero Guerra e amava il sarcasmo. Adesso che ci penso lo amava molto, più del suo saio bianco e del luogo rosario di legno che pendeva dalla sua cintura. O forse era il rosario la sua cintura? Ad ogni modo, il rosario tintinnante ci avvertiva del suo arrivo. Non ricordo il rumore dei suoi passi, forse volava. La sua voce si cancella sempre di più dalla mia mente e di lei rimane solo la raucedine. Era morbida con tutti quegli strati di cotone e questo lo so perché, anche se ero Guerra, mi tirava a se con le sue mani grandi e mi abbracciava. Lo faceva con quella violenza e prepotenza trasfigurate in atteggiamenti scherzosi che divertono solo chi li applica. 

Le sue azioni erano costellate da buone intenzioni, ha deciso di spiegarcelo con un dettato che noi alunne e alunni abbiamo scritto sull’ultima pagina dell’ultimo quadernone di italiano1 per la fine dell’ultimo anno di elementari. “…perché vi amavo” è la frase che conclude ogni periodo di quel testo. Come se quella spiegazione fosse in realtà un mantra che dovesse rassicurare lei e far rassegnare noi. O forse voleva rassicurarci che l’amore è quella cosa lì e quindi era meglio rassegnarsi? La rassegnazione passa dalla rassicurazione di qualcun altro e viceversa?

Magari diventare una suora non era stata una sua scelta, perciò noi siamo finiti nel mezzo di una condizione che credeva voluta ma era stata necessaria, indiscutibile, imposta da  una famiglia troppo numerosa, povera, oppure dai sensi di colpa, dell’ineluttabilità della vita, da un “meglio sposata con Dio piuttosto che con chiunque altro!”. La sua era una condizione alla quale si era rassegnata con rabbia e non c’erano Ave Maria e Padre Nostro che la rassicurassero. La nostra educazione, le punizioni psicologiche e fisiche per lei sono state solo il rispetto di un ordine nel disordine. Forse ci odiava perché eravamo figli di genitori che potevano permettersi la scuola privata, di genitori che iniziavano a separarsi per poi divorziare a causa dei nostri capricci, come ha tenuto a farci sapere. Abbiamo scoperto solo successivamente che nessuna coppia con prole si lascia per divergenze di pensiero causate dalla richiesta di giocattoli da parte dei figli. E quindi il nostro impegnarci ad essere bravi e buoni non ha influito minimamente sulla relazione dei nostri genitori.  Questa è stata una bella rassicurazione arrivata comunque solo dopo una serie di scelte sbagliate e sensi di colpa causati da una idea d’amore e rispetto forvianti. Inoltre, nel mio caso, i miei anni sono passati cercando di smettere di essere Guerra. Rassegnata ad esserlo, nascondere questa mia natura di cui si era accorta lei e quindi potevano accorgersene tutti, mi rassicurava.

Chissà quale fosse il suo segno zodiacale. Chissà quale l’ascendente. Dove avesse Marte e Saturno. Sarebbe una bella rassicurazione poter dare la colpa dei suoi modi, delle sue abitudini e dei suoi danni, all’astrologia. In fondo è anche la via più facile per la rassegnazione. Oppure è la rassicurazione che segue la rassegnazione?

  1. Quaderno con più fogli del normale. Ogni anno per i cinque anni di scuola elementare abbiamo avuto un quadernone di italiano e uno di matematica che ci faceva riempire. Ogni problema di matematica o dettato venivano controllati da lei e poi valutati con “bene, brava, benissimo, malissimo, insufficiente, troppi errori ma a cosa stavi pensando?, cambia la penna!” ↩︎

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