La scelta migliore in certi casi è duplicarsi ma non come le cellule con la mitosi e non inteso come un doppelgänger. Duplicarsi come un immenso atto di sopravvivenza, come un circuito elettrico che consente alla luce di essere e produrre. Produrre un qualcuno da me estratto e un po’ astratto. Un qualcuno predisposto a prendere le mie veci, tipo Mattia Pascal che invece di diventare Adriano Meis, rimane Mattia scegliendo di dividersi in due. Un cavaliere dimezzato con un solo scudo e che fa da scudo. Che anestetizza la mia pelle e che lascia il mio cervello arrendersi alla sfrontata afa estiva. Liberandomi dalla necessità di fare qualcosa e trovare qualcosa da fare, per recuperare uguaglianza e tempo, diritti e parità. Senza nessuno e niente che mi ricordi tutto quello che devo recuperare. 

Così tirerò fuori da me, la me migliore. Slegata e leale, infuocata per sua stessa natura. Presente e futuro, con quello che del passato è rimasto. Guarderò le sue mani attraversare il mio sterno senza procurarmi dolore, il suo corpo venire fuori da me come se io fossi un sottoscala arredato a dovere.

Recuperare lo scudo sarà l’ultimo atto di questo nascere, e lei piangerà brillando con lo scudo al suo fianco e sarà il sollievo.

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