È caduta nera terra dal cielo, ha trasformato il colore delle macchine, delle terrazze, delle impronte lasciate dalle scarpe, della scia lasciata dalla mia sedia a rotelle. Ci ha inondato per ricordarci dove viviamo, ai piedi di chi viviamo, per ricordarci che nessuno toglierà la nera terra vulcanica accumulatesi lungo le strade e i marciapiedi. Almeno non così presto e lasceranno fare ai cittadini, al vento, quindi al collirio e all’acqua. I passi scricchiolanti fanno da sottofondo a innumerevoli richieste di attenzione È caduta nera terra dal cielo per ricordarmi che c’è in me nera terra vulcanica che mi scorre nelle vene creando embolie di dolore. Così la mia mente adesso tenta di respirare facendomi sbadigliare e gestendo la terra nera d’ansia e panico. Vorrei tenere la mia testa fra le mani, ricordare il mio tocco migliore di ogni altro tocco, al quale non dovevo chiedere niente né spiegare niente. Rivorrei le mani ma non si può e la terra ha ricoperto il mio cervello, i miei contorni. Li ha accentuati e vorrei stringerli fin quando uscirà la pressione vulcanica.


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