Il giorno preciso non lo ricordo, il giorno nel quale ho messo il piede per terra e il freddo del pavimento mi ha risvegliato dal torpore. Il giorno preciso, per intero, nel quale è cambiato tutto e poi io non ero più io, e voi e gli altri, non eravate più voi e gli altri. Il giorno preciso, per intero, nel quale ho affondato il viso dentro l’acqua del mare e ho avuto il coraggio di aprire gli occhi. Il primo giorno più brutto e il primo giorno più bello. Il giorno preciso, per intero, nel quale il corpo l’ho avuto per intero e il giorno preciso, per intero, nel quale l’amore l’ho avuto per intero e poi più nulla. E poi il giorno che sono andata via per finta, per tornare e poi tornare e tornare ancora su quel punto dove il dente duole, dove fa male il mio di dente e il dente di qualcun altro come se avessimo una bocca sola. Il primo giorno nel quale ho cambiato articolo. Il giorno nel quale in due abbiamo avuto una bocca sola. Il primo giorno, per intero, nel quale sono andata via, per Intero.
Il primo giorno della prima volta nel quale ho detto: “Grazie” “Prego” “Per favore può dirmi, per favore puoi darmi, puoi spiegarmi. Puoi stare zitta, puoi stare zitto” “ti voglio bene” “non mi interessa” “Ora decido io” “ora comando io” “l’ho scritto io” “vaffanculo” “andate tutti a fanculo” “che giorno è oggi?” “Oggi piove?” “Finalmente piove” “Quando smette di piovere?” “Ti amo, tu mi ami? Sì, no! Ma io ti amo?” “Mi aiuti?” “È mia sorella, Mamma, Papà”

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